Il 4 aprile all'Arena del Sole di Bologna debutterà in prima assoluta il nuovo lavoro di Vittorio Franceschi, "L'esecuzione", prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro Stabile di Genova.
Torna sul palco dell’Arena del Sole Vittorio Franceschi con L’esecuzione, uno dei suoi testi più lirici, in scena in prima assoluta il 4 aprile. Lo spettacolo, una produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro Stabile di Genova, sarà in scena a Bologna fino al 21 aprile.
Franceschi torna nuovamente a collaborare con ERT in questo suo nuovo lavoro, di cui è anche autore, oltre che interprete al fianco di Laura Curino. La regia è affidata a Marco Sciaccaluga, regista dalla brillante carriera, maturata accanto ad alcuni dei grandi maestri della scena del Novecento come Luigi Squarzina, Benno Besson e Matthias Langhoff.
I volti di Vittorio Franceschi
Grande protagonista della scena teatrale italiana, il bolognese Vittorio Franceschi è attore, scrittore, regista teatrale e poeta, un uomo dai molteplici talenti e dalla lunga e fortunata carriera. Il suo percorso artistico attraversa il cabaret, la commedia dell’arte, la commedia classica e moderna, il dramma borghese, il monologo, la tragedia greca. Ha lavorato con alcuni tra i più importanti registi italiani e stranieri, come Nanni Loy, Benno Besson, Andrzej Wajda, Luca Ronconi, Massimo Castri, per citarne alcuni. Tra le sue precedenti collaborazioni con Emilia Romagna Teatro Fondazione, da ricordare l’Edipo tiranno (1980) di Benno Besson e Finale di partita di Samuel Beckett diretto da Massimo Castri, che debuttò al Teatro delle Passioni di Modena nel 2010 e vinse il Premio Ubu come spettacolo dell’anno.
Una storia tra solitudine e riscatto
Ambientato in una prigione, L’esecuzione racconta l’ultimo giorno di vita di un disertore condannato a morte che, grazie alla compagnia e all’accudimento di una misteriosa guardiana - che sembra detenere la storia dell’intera umanità, trova conforto nell’affondare la memoria tra ricordi e rimpianti, in un fluire nostalgico di parole che ferma il tempo e l’angosciante attesa della fine. È in questa dimensione spazio-temporale apocalittica, illuminata solo dalla memoria, che i due si confidano le rispettive solitudini, e quel profondo bisogno di riscatto che giace latente dentro ognuno di noi.
Un’inedito dramma contemporaneo
Il protagonista dello spettacolo si interroga fino all’ultimo: la sua è una storia di una profonda solitudine ma anche di un estremo bisogno di riscatto. Un dramma che in una sola metafora contiene tutto il nostro tormentato presente: il male, il disagio e la violenza che premono con insistenza le fragili pareti delle nostre vite attraverso i mezzi di comunicazione di massa. La poesia che germoglia e cresce spontanea nel teatro di Vittorio Franceschi, ci indica però la necessità di un riscatto e di una possibile liberazione. Il regista Marco Sciaccaluga lo definisce «una favola post moderna che riesce a diventare favola antica».